Ricordi, disciplina e sorrisi: il “Collegio” torna a Campobasso

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nostri mani proprio un'esperienza televisiva che ha lasciato il segno dentro e fuori le aule al convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, protagonista come set della nona edizione del collegio, si è torna a parlare di quell'avventura che ha messo alla prova studenti, docenti e istituzione scolastica, restituendo al pubblico un'immagine autentica della scuola come luogo di crescita. A raccontarne il bilancio sono le voci di chi l'ha vissuta in prima persona, a cominciare da chi è stato professore sul set, ma che lo è anche nella vita. Contrariamente ad altre edizioni in cui emergeva l'aspetto un po' trash, un po' provocatorio, un po' eh come dire a volte di rottura. Quest'anno secondo me eh si dà fiducia alla scuola. La cosa che secondo me veramente può uscire che la scuola è un momento altamente formativo. Tutto questo fa venir fuori quello che sei veramente, ti tempra il carattere, quindi è un'esperienza formativa. Infatti nessuno di loro, anche quello che può sembrare più scapocchione del gruppo, nessuno di loro esce proprio così come è entrato. Tutti i protagonisti, ma anche tra i docenti del convitto, c'è stato chi è stato scritturato per la serie. Il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato: possiamo trasmettere un messaggio che sia attuale nonostante il contesto sia ambientato nel 1990? Perché? Perché i valori sono sempre gli stessi, non cambiano, sono soltanto le modalità attraverso cui viene vengono veicolati che cambiano. Tra ricordi, riflessioni e qualche sorrisi emerge il valore educativo di un'esperienza capace di unire televisione, formazione, rigore e umanità. significato importante di crescita, di condivisione degli spazi, dei tempi, del modo, diciamo, di adattarsi. Abbiamo dovuto trasformare il convitto Mario Pagano del 2024-25 nel convitto o meglio collegio 1990.