Abiti a prezzi stracciati, armadi che inseguono le ultime tendenze e una montagna di capi indossati al massimo una decina di volte.
Dietro il fast fashion che spinge i consumatori ad acquisti compulsivi e a basso costo, si nasconde un prezzo molto più alto in termini di impatto sull'ambiente e sui salari.
Un nuovo modo di approcciarsi al mondo della moda è nato a Termoli, nella sede dell'azienda autonoma di soggiorno e turismo del Molise,
che ora si estende nelle scuole della regione, al centro del progetto, promosso dalla rete delle Sartorie Sociali, modelli di consumo responsabile attenti ai risvolti etici del rapporto con la moda.
La visione delle Sartorie Sociali è quella incentrata sull'artigianalità, la sostenibilità e l'inclusione sociale, quindi di grandissima attualità.
La rete delle Sartorie Sociali ha di bello che vede il Molise come protagonista insieme a tante altre realtà operanti e presenti nelle altre regioni.
Quindi è un progetto che mi auguro che possa svilupparsi e iniziare a camminare con forza e con vigore, perché penso che possa rappresentare anche una buona alternativa all'attuale crisi, non dobbiamo mai dimenticarlo, del manifatturiero moda.
Negli ultimi cinque anni hanno chiuso 15.000 aziende nel settore moda.
Il primo incontro si è svolto nell'auditorium dell'Istituto Fermi Mattei di Zernia, con l'obiettivo di far capire ai giovani il peso delle proprie scelte, orientandoli su prodotti durevoli, riciclabili, sicuri e realizzati in modo etico.
I nostri alunni, i ragazzi giovani, sono quelli sicuramente che preferiscono acquistare su piattaforme di fast fashion online, un po' per i prezzi molto bassi e un po' perché hanno una forma di marketing che è fatta appositamente per i giovani.
Tramite questo incontro noi tentiamo di sensibilizzarli sul consumo eccessivo causato dalla produzione di questi vestiti low cost e anche sul valore che le loro scelte personali di consumo possono avere.